Manifesto educativo 3-6
Proprio come le fondamenta di una casa reggono l’edificio, così alcuni principi condivisi costituiscono le pietre miliari su cui poggia il nostro stare insieme.
In primis, la natura perché essa diventa protagonista ed importante alleata dell’esperienza di crescita dei bambini. L’ambiente naturale è infatti di per sé ricco di stimoli ed occasioni per giocare, conoscere, imparare, creare e soprattutto meravigliarsi. Senza che l’adulto predisponga setting specifici o attività estremamente programmate e strutturate, la natura offre spontaneamente il suo ambiente ricco di esperienze dai significati educativi ed umani rilevanti. Purché gli adulti riescano ad instaurare quel legame profondo ed ancestrale con la natura recuperando uno sguardo fanciullesco fatto di fantasia, creatività, immediatezza ed ingenuità. Purché gli adulti, attraverso questo legame profondo, riescano a cogliere questi stimoli e queste occasioni. È solo tramite questa connessione con l’ambiente naturale che può essere data anche ai bambini la possibilità di vivere e godere della forte valenza esperienziale che la natura può regalare dal punto di vista:
- educativo e dello sviluppo individuale;
- della salute (fisica e mentale);
- ecologico;
- antropologico e storico.
La natura ci indica la via maestra per l’apprendimento che riteniamo maggiormente significativo per i bambini e che riteniamo fondamentale supportare ovvero l’apprendimento esperienziale, quello concreto che passa dal fare, dallo sporcarsi le mani, dal provare, sbagliare e riprovare. Toccare, annusare, osservare, sentire, gustare: sono queste le chiavi d’accesso alla conoscenza del mondo. Ed è attraverso queste chiavi d’accesso che si spalancano le porte di una conoscenza situata in quello che si fa e si vive.
Altro pilastro in cui crediamo è il gioco libero destrutturato. Dare la possibilità ai bambini di giocare liberamente è fondamentale perché il gioco è la prima forma di relazione e di apprendimento per i bambini (in realtà anche per gli altri cuccioli animali). Giocando si impara. Giocando ci si relaziona agli altri. Giocando si sperimenta se stessi e ci si conosce.
Un altro punto fondamentale in cui crediamo è racchiuso in una domanda: quale bambino? Crediamo in un bambino competente, ma in funzione dei contesti, delle situazioni che vive e delle proprie peculiarità. Ogni bambino, come ogni persona, è diversamente unico: tempi, caratteristiche, capacità, debolezze, limiti e risorse, bisogni e desideri. Ogni aspetto dell’individualità concorre allo sviluppo ed al manifestarsi di ciò che siamo. Proprio per questo vorremmo offrire ai nostri figli libertà: libertà di gioco, libertà d’azione, libertà di pensiero. Vorremmo alimentare nei bambini competenze critiche e consapevolezza di sé attraverso un agire libero. Libertà che non significa assenza di regole. Semmai la libertà qui esplicitata è assenza di norme precostituite e calate dall’alto e dagli adulti. Vorremmo uscire dalla logica del ‟si fa così perché lo decido io” o ‟queste sono le regole e bisogna rispettarle”. Vorremmo invece percorrere la strada della condivisione, della contrattazione, della partecipazione attiva alla definizione di quel minimo di regole che servono per stare bene insieme nel rispetto l’uno dell’altro. Libertà di vivere conflitti, di sperimentare limiti e risorse, di relazionarsi al rischio ed alla sua dimensione pedagogicamente significativa.
E proprio a partire da questa libertà vorremmo dare spazio alle emozioni, dare spazio a ciò che i bambini vivono nella loro quotidianità; dargli un nome; guardarlo in faccia anche e soprattutto attraverso l’altro; sperimentarlo in situazioni tutelanti e condivise. Tutto ciò rientra in quella che potremmo chiamare educazione alle emozioni e all’empatia che, attraverso la lettura, la narrazione, il racconto, il dialogo, la relazione, l’arte ed il movimento, dovrebbe essere uno dei pilastri della cura educativa dei bambini.